Il mattino dopo, di G. Pulvirenti e M. Negrone (recensione)

TITOLO: Il mattino dopo

AUTORI: Giorgio Pulvirenti e Marco Negrone

CASA EDITRICE: Autopubblicato

NUMERO DI PAGINE: 287

DATA DI PUBBLICAZIONE: 5 Dicembre 2019

Non è facile scrivere la recensione di una storia come Il mattino dopo. Le parole sono, in questo caso, così piccole in confronto alle atrocità che hanno subito queste persone, che non possono racchiuderle. Possiamo però provare a immaginarle, e solo conoscendo la storia possiamo fare in modo che non si ripeta, capendo fino a dove si può spingere l’atrocità dell’uomo.

Il romanzo inizia nel 1957: la guerra ormai è finita, ma il giovane Justin è deciso a sapere la verità riguardo i suoi veri genitori. Chiede quindi al suo padre adottivo di raccontargli la sua storia e quella del suo vero padre e della sua vera madre, che coincide con il periodo al campo di sterminio di Auschwitz. Quello che Justin chiede a Benjamin è di riaprire vecchie ferite che non si sono mai rimarginate, di raccontare una storia di orrore e sofferenze, nel quale un gruppo di uomini cerca di conservare un minimo di speranza nella sopravvivenza con tutti loro stessi.

Stavolta era deciso a sapere, a conoscere la verità, e non credo ci sarebbe stata occasione migliore di quella notte, proprio quella, aspettando il mattino dopo.

Il racconto di Benjamin inizia con una quotidianità che pian piano si sgretola, in cui Alexandre (il protagonista e il padre di Justin) è sempre più in difficoltà a causa delle leggi razziali. Si ritrova a fare i conti con un mondo che non lo accetta più come persona, ma lo vede come qualcosa di sbagliato perché ebreo. Una discriminazione che non trova una spiegazione allora come oggi, e non la troverà mai.

Lo guardavano in quel modo perché era ebreo. Alexandre cercava sempre di far passare quella frase, quella sorta di spiegazione come qualcosa di logico, ma che di logico non aveva proprio nulla.

E poi il giorno della deportazione. La confusione, il continuo chiedersi “perché?”, lo sconcerto nel non trovare una risposta valida, perché non c’è. Il panico che comincia ad avvolgere man mano che la consapevolezza di un non ritorno si fa più nitida.

Un giorno come un altro per gli “altri”, i non ebrei, ma lui non era un “altro”. Era un ebreo con la stella di David affissa nel petto come un marchio indelebile. Uno dei tanti che avrebbe ricordato quel giorno per tutta la vita.

Nonostante la paura, il disorientamento e la sofferenza fisica ed emotiva, si comincia a creare una sorta di amicizia tra un gruppo di uomini. E forse nel tempo sarà proprio questo a far conservare un minimo di lucidità senza perdere del tutto la testa, avendo la consapevolezza di un briciolo di umanità affianco a sé.

I lavori e le privazioni nel campo vengono descritti minuziosamente. Inizialmente, le scene in cui gli ebrei vengono privati di tutto, anche del proprio nome, mettono i brividi. Essere ridotti a un numero credo possa distruggere, a livello psicologico.

Dal momento che avete messo piede all’interno di questo campo avete perso qualsiasi forma di autorità su voi stessi! Siete soltanto un numero, proprio quello che vi hanno assegnato! Nient’altro! Da questo momento siete una proprietà esclusiva delle SS! Scordatevi le vostre identità passate!

Gli autori sono stati terribilmente bravi anche a scrivere i discorsi e le frasi dei capi tedeschi, di un’impassibilità sconcertante… organizzare scenari di morte e sofferenza con una freddezza da far venire i brividi… Molte scene sono dominate da questo distaccamento, e, se all”inizio non mi aspettavo questo stile, mi ha fatto immergere ancora più intensamente nella frustrazione di fronte a queste violenza gratuite.

La musica del violino di Alexandre, che accompagna buona parte della storia, insieme al finale di questo libro danno un messaggio di speranza. Negli ultimi capitoli, un avvenimento che vi lascerà spiazzati e ci dice che, alla fine, siamo noi che decidiamo da che parte stare, e anche in una situazione così cruenta l’umanità e l’amore possono davvero cambiare il corso delle cose.

Il mattino dopo è decisamente un libro che non potrà lasciarvi indifferenti, una lettura da intraprendere per non dimenticare una delle pagine più tristi e cruenti della storia dell’umanità. Ringrazio Giorgio Pulvirenti per avermi dato la possibilità di leggerlo!

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